Negli anni ci hanno accompagnato tanti progressi tecnologici, soprattutto nel passaggio dall’analogico al digitale, ma uno in particolare, che ha seguito un’infinità di storie d’amore, amicizie e vicende familiari è il mito della Polaroid.
Scattavi ed un attimo dopo la foto era lì, bastava sventolare la carta uscita dalla macchina fotografica ed aspettare una manciata di secondi: già quello era un segno distintivo, perchè non tutti potevano permettersi uno strumento simile.
Anche se sembra relativamente moderna, le sue origini risalgono agli anni ’30 dello scorso secolo, quando l’inventore statunitense Edwin Herbert Land denomina Polaroid, nel 1935, i laboratori fondati qualche anno prima. Non inizia subito con questa sorprendente fotocamera, ma con la commercializzazione del primo filtro polarizzatore sintetico, che ebbe un grande successo ed insieme ad altri prodotti venne molto utilizzato anche durante la Seconda Guerra Mondiale.
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La prima Polaroid
È nel 1947 che Land svolta completamente la sua impresa e sorprende il mondo presentando alla Optical Society of America la prima macchina fotografica istantanea, capace di sviluppare e positivizzare un’immagine in soli 60 secondi.
Si dice che l’idea sia venuta dopo aver scattato una foto a sua figlia: gli chiese se poteva vederla e si lamentò quando le fu risposto che avrebbe dovuto aspettare ancora a lungo. Che sia vero o meno, la figlia di Land ebbe sicuramente un ruolo importante nella nascita della Polaroid Land 95, che iniziò ad essere commercializzata nel 1948.
La Polaroid più apprezzata
Nella storia della Polaroid seguirono molti altri modelli, ma la più bella ed apprezzata, tanto da essere considerata un oggetto di culto da fotografi e designer, è la SX-70 del 1972. Era una fotocamera istantanea completamente pieghevole, facile da portare anche nella tasca di una giacca una volta chiusa.
Gli anni ’70 erano un periodo di rivoluzione culturale e ricerca della modernità, fu facile per la Polaroid diventare uno dei simboli di questo movimento. In Italia invece la sua diffusione è stata maggiore negli anni ’80 e ’90, molto legata alla crescita generale della fotografia analogica.
Con l’avvento delle tecnologie digitali, la macchina fotografica istantanea ha iniziato a perdere terreno nel mondo delle immagini. La sconfitta contro la fotografia digitale si è rivelata completamente nel 2007, nella decisione di Polaroid di smettere di produrre le fotocamere con il sistema che ha reso popolare questo marchio in tutto il mondo. Purtroppo si trattava della conseguenza logica della disastrosa situazione economica che si trascinava già da qualche anno.
Come avrebbero fatto tutti i possessori di Polaroid nel mondo, tutti gli amanti delle fotografie istantanee lasciati senza alternative?
La (ri)nascita di un fenomeno globale
Subito dopo l’annuncio di Polaroid, nel 2008 nasce Impossible Project con lo scopo di mantenere in vita la magia delle leggendarie foto istantanee. Grazie ad una raccolta fondi di investitori privati, riescono ad acquistare da Polaroid l’ultima fabbrica rimasta, pochi giorni prima della sua chiusura.
Assumono 10 dipendenti e cercano di mettersi al lavoro, ma le vecchie macchine erano state smantellate e tutte le procedure da seguire per la produzione distrutte. Sembrava davvero impossibile, perchè per mantenere viva la fotografia istantanea hanno dovuto reinventare quelle pellicole da zero.
Il progetto ha avuto una risposta sorprendente ed insieme all’aiuto di chimici, ingegneri e fotografi, sono le uniche persone al mondo a produrre pellicole istantanee nel formato originale, sia a colori che in bianco&nero. La società vende più di 1 milione di pacchetti l’anno e si stima che abbia circa 200mila utenti fedeli ed appassionati a questo ristretto campo fotografico, fatto di foto vere e stampate, non di migliaia di file che finiscono solo per occupare schede di memoria.
5 artisti che amavano le Polaroid
La fotografia istantanea sembra vivere un secondo momento di prosperità, non solo grazie al connubio Polaroid-Impossible ma anche al sorprendente successo delle fotocamere Instax di Fujifilm. L’uso di questi strumenti sembra più una moda, ma in passato ci sono stati anche grandi fotografi ed artisti che li hanno utilizzati seriamente.
Helmut Newton
Con il suo stile unico e piuttosto riconoscibile, le fotografie cariche di glamour ed erotismo di Helmut Newton hanno riempito le pagine delle riviste di moda più prestigiose. Nel suo lavoro ha saputo combinare sapientemente la fotografia di nudo con grande eleganza, come pochi altri.
Newton usava abitualmente una Polaroid per fare scatti di prova prima di quello definitivo, una pratica comune a molti altri fotografi prima che le fotocamere diventassero digitali. Anche se erano solo delle prove, quelle istantanee trasmettevano perfettamente l’essenza della sua fotografia, oggi raccolte nel libro chiamato Polaroids edito da Taschen.
Robert Mapplethorpe
Il newyorkese Robert Mapplethorpe è uno dei nomi più contorversi della storia della fotografia ed anche lui, all’inizio della sua lunga carriera artistica, utilizzava molto le fotografie istantanee. Tra il 1970 ed il 1975 ha scattato più di 1500 polaroid ed è proprio con quella fotocamera che ha impararo a guardare fotograficamente, esplorando la sua identità sessuale durante la crescita personale ed artistica.
Un centinaio di quegli scatti sono raccolti nel libro “Polaroids: Mapplethorpe”, scelti da Sylvia Wolf insieme alla Fondazione Robert Mapplethorpe: ci sono ritratti, nature morte, foto erotiche, come non mancano fotografie con gli amici e le sue muse Patti Smith e Marianne Faithfull. Il corpo come luogo di dolore e di piacere, come ideale di bellezza classica e celebrazione dello stile di vita alternativo, tutto ripreso con una macchina spontanea come la Polaroid.
Walker Evans
Evans è stato uno dei più importanti fotografi americani di sempre, padre della fotografia documentaria e reporter di risalto della Grande Depressione negli USA. La sua visione fotografica sobria e distaccata, con una particolare attenzione per gli elementi naturali, era quasi una rivoluzione negli anni ’30 e ’40 dello scorso secolo, un periodo in cui i fotografi nordamericani avevano un approccio più emotivo.
Nel 1973 riceve una quantità illimitata di pellicole Polaroid per la sua SX-70, con cui scatta più di 2500 istantanee in questo formato. In quelle immagini cerca sempre una rappresentazione essenziale, anche se conserva dei dubbi su questo tipo di fotografia, in quanto credeva che solo un fotografo molto esperto sarebbe in grado di ottenere buoni risultati.
Ansel Adams
Celebre per i suoi meravigliosi paesaggi in bianco e nero e per aver introdotto la tecnica espositiva del sistema zonale, Ansel Adams ha iniziato a collaborare con Polaroid nel 1948 come consulente, provando diversi strumenti ed emulsioni. Da allora non smise mai di utilizzare pellicole istantanee, nonostante fossero qualcosa di molto diverso dal suo paziente e perfezionista modo di scattare.
Lo stesso Adams ha detto nella sua autobiografia che molte delle sue migliori fotografie a partire dagli anni ’50 sono state realizzate con pellicole Polaroid, dalle quali spicca una grande qualità tonale.
Andrei Tarkovsky
Andrei Tarkovsky è stato un regista, sceneggiatore e scrittore russo, o meglio sovietico. Nella sua breve vita (è morto a 54 anni nel 1986) ha diretto solo sette film, ma è comunque considerato uno dei più importanti registi russi nella storia della settima arte. Come molti altri colleghi della sua generazione, usava molto spesso le fotocamere Polaroid per scegliere i luoghi per le riprese e provare diversi punti di vista ed inquadrature.
Dalla fine degli anni ’70 Tarkovsky ha scattato centinaia di istantanee, che mostrano il suo gusto per i paesaggi tristi e malinconici, le luci tenui e la sua grande padronanza compositiva. Sessanta di queste Polaroid di Tarkovsky, scattate tra il 1979 ed il 1984 in Unione Sovietica ed in Italia, sono raccolte nel libro “Instant Light: Tarkovsky Polaroids”, dove tra i meravigliosi paesaggi e le ombre profonde ci sono anche momenti della vita familiare con la moglie, il figlio ed il cane.