Voula Papaioannou (1898-1990) è stata una grande fotografa greca, nata a Lamia ma cresciuta ad Atene, conosciuta per le sue fotografie della Grecia, della sua gente, dei suoi paesaggi e monumenti archeologici.
Ha studiato presso l’Università Tecnica e sviluppato subito un profondo interesse per la fotografia. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale ha segnato una svolta nella sua carriera, ha iniziato a fotografare la sofferenza della popolazione civile di Atene ed ha continuato a farlo per tutta la durata dell’occupazione tedesca e italiana della Grecia.
Con la sua macchina fotografica ha documentato la partenza delle truppe per il fronte, i preparativi per lo sforzo bellico e le cure che necessitavano le vittime. Ha cercato di sensibilizzare sulla questione umanitaria quando, con l’occupazione, la capitale greca era in preda alla fame, ed ha rivelato gli orrori della guerra fra la popolazione civile fotografando il deperimento sui volti e sui corpi dei bambini.
Dopo la liberazione, come membro del gruppo fotografico dell’UNRRA (l’Amministrazione delle Nazioni Unite per l’assistenza e la ri-abilitazione) ha girato il devastato territorio greco per documentare le difficili condizioni di vita dei suoi abitanti, anche negli ambienti rurali. In questo modo la Papaioannou ha immortalato i volti e le storie personali della popolazione greca in fotografie che ne sottolineavano la dignità e la fierezza, l’ottimismo per il futuro nonostante la povertà e le sofferenze.
Nel corso dei successivi anni ’50 il lavoro di Voula Papaioannou ha espresso l’ottimismo che ha prevalso nel periodo seguente alla guerra, sia per il futuro del genere umano che per il ripristino dei valori tradizionali. Le sue fotografie dello storico paesaggio greco lo ritraggono come duro e pieno di luce, mentre i volti dei suoi abitanti sono orgogliosi e indipendenti, nonostante le modeste condizioni.
Il lavoro di Voula Papaioannou rappresenta la tendenza nell’Europa del dopoguerra di fare “fotografia umanista” o “fotografia umanitaria”, immortalando con la sua macchina fotografica la lotta dei suoi compatrioti per la sopravvivenza, la violazione dei diritti umani durante la guerra e tutta una serie di problematiche sociali che trascende i confini nazionali ma riguarda il valore intrinseco della vita umana.
Le sue fotografie sono state stampate e pubblicate sottoforma di libro in due volumi dell’editore svizzero La Guilde du Livre nel 1953 (La Grèce à ciel ouvert) e 1956 (Iles Grecques). Molte delle sue bellissime fotografie fanno parte dell’archivio fotografico della collezione permanente del Museo Benaki di Atene.