Nel 2015 ne è stata annunciata la chiusura della fabbrica, ma ora Freestyle Photographic Supplies annuncia il ritorno alla produzione della Holga 120N per il mese di giugno di quest’anno: preparate i rulli da 120 per passare un’estate visionaria.
La Holga completamente in plastica è probabilmente una delle macchine fotografiche a pellicola più memorabili, apparsa in Cina nel 1982 per poi conquistare il mondo passando attraverso Hong Kong. È stata realizzata in diverse versioni, ma le più famose sono state la 120S e 120N, che usavano pellicole da 120mm, ma c’era anche la 135 per pellicole 24×36. La sua concezione era quella di rendere la fotografia accessibile a tutti, per questo è costruita in materiale plastico, senza troppe funzionalità, con costi e impegno per usarla ridotti al minimo.
Molte toy-camera hanno scoperto una nuova giovinezza in questo terzo millennio che vede la pellicola come un materiale più concreto e durevole rispetto ai file, ma i nuovi concorrenti sono tanti, a partire dalle fotocamere di Lomography. Questi apparecchi sono noti e ricercati per i loro difetti, amati da chi pratica la lomografia: infiltrazioni di luce, vignettatura, aberrazioni cromatiche, problemi di messa a fuoco.
Per produttore e rivenditore americano di apparecchiatura fotografica Freestyle Photographic Supplies un nuovo impianto sarebbe in procinto di produrre nuovamente il modello più emblematico delle Holga, la 120N, con la solita focale di 60mm, due impostazioni per l’apertura del diaframma (f11 e f8) e due per il tempo di scatto (1/100 di secondo e posa Bulb).
Un po’ di storia sulla Holga
La fotocamera Holga è stata progettata nel 1981 ed è apparsa per la prima volta fuori dalla Cina nel 1982, ad Hong Kong. A quel tempo il formato 120 in bianco e nero era il più diffuso in Cina. La Holga conteneva solo i meccanismi di base necessari a scattare le foto e rappresentava un’offerta accessibile anche a studenti ed appassionati del medio formato, che altrimenti sarebbe stato impraticabile per gli alti costi.
Inizialmente la fotocamera si chiamava “ho gwang”, che significa “molto luminoso” (si, dovevano avere un gran senso dell’umorismo) ma dopo un sondaggio linguistico nei paesi occidentali è stata ribattezzata HOLGA. Per il basso costo dei suoi materiali e l’alta produzione è diventata molto popolare, trasformando la fotografia in una passione nazionale al limite dell’ossessione.
Alla ricerca di nuovi mercati, il suo produttore ha iniziato la distribuzione fuori dalla Cina e dopo pochi anni dalla sua introduzione nei mercati esteri alcuni fotografi hanno iniziato ad usarla per scene surreali di paesaggi, ritratti e soprattutto per la fotografia urbana. I fotografi l’apprezzavano proprio per la mancanza di precisione, le infiltrazioni di luce ed il basso costo, costringendo chi la usava a concentrarsi sulla creatività piuttosto che sulla tecnologia a disposizione.
Le caratteristiche delle fotocamere Holga
La maggior parte delle macchine fotografiche Holga utilizza una lente in plastica con una lunghezza focale di 60mm, con un sistema di messa a fuoco che si può regolare da circa 1m a infinito. Alcune varianti di Holga che si distinguono per la lettera G nel modello hanno una lente in vetro semplice, ma sono costruite in modo identico a quelle in plastica.
L’apertura del diaframma aveva due regolazioni, soleggiato e nuvoloso (rispettivamente f/11 e f/8), ma per una svista di fabbricazione questo non aveva nessun effetto nelle macchine fotografiche e l’unica apertura reale delle Holga era intorno a f/13. Tuttavia questo problema si può facilmente risolvere per poter modificare le impostazioni utilizzabili.
Originariamente la Holga era progettata per un formato 6×4 o 5×6, ma una volta entrata in produzione è stata modificata al formato 6×6. In seguito, con la 120N, si potevano utilizzare sia il formato 6×4,5 che il 6×6, ma la Holga poteva essere facilmente modificata anche per usare le pellicole da 35mm. La velocità di scatto dell’otturatore è approssimativamente 1/100 ~ 1/125 di secondo, ma si può usare anche la posa B per esposizioni manuali superiori.