William Eggleston è un importante fotografo americano noto per aver fatto riconoscere la fotografia a colori come mezzo di espressione degno di essere considerato arte ed esposto nelle gallerie d’arte. È nato a Memphis nel 1939 ma è crescito a Sumner, in Mississippi, e durante l’infanzia si è interessato di disegno, pianoforte ed elettronica.
A dieci anni la sua prima fotocamera fu una Kodak Brownie Hawkeye, grazie al nonno materno che si occupava della sua educazione — un giudice appassionato di fotografia — ma rimase deluso e frustrato dai suoi stessi risultati.
La prosperità economica della sua famiglia gli permise di viaggiare e iscriversi a tre diverse università, senza però mai laurearsi e neanche sostenere esami. In quegli anni universitari, durante una lezione di arte, conosce l’espressionismo astratto degli anni cinquanta e confessa un’ammirazione verso Paul Klee e Kandiskij.
Proprio mentre frequenta la Vanderbilt University, compra una macchina fotografica a telemetro ed inizia a scattare foto in bianco e nero. La delusione delle fotografie infantili scompare e comprende che quella è la strada che vuole seguire.
L’anno successivo, nel 1962, passa all’Università del Mississippi. Lì cambia anche la vita fotografica di Eggleston, leggendo il libro di Cartier-Bresson “Il momento decisivo”, che diviene il credo su cui basa la sua attività di fotografo. Come molti fotografi della sua generazione viene molto influenzato anche da Robert Frank, ma il fotogiornalismo e la fotografia documentaria non sono mai stati un suo genere d’interesse anche se in quegli anni erano predominanti.
William Eggleston e la rivoluzione del colore
Nel 1965 inizia a sperimentare con la fotografia a colori. Lavora nelle zone vicino Memphis scattando fotografie a colori di soggetti comuni, fotografando tutto quello che lo circonda, oggetti e situazioni di vita quotidiana che sembrano abbastanza banali e senza tempo ma che hanno la capacità di raccontare una storia.
È grazie al colore che Eggleston da nuovi significati alle persone comuni e alle scene quotidiane che fotografa ed è considerato una figura centrale nell’accettazione della fotografia a colori come forma d’arte. Negli anni settanta diverse correnti fotografiche prendono le distanze dall’idea che la fotografia debba essere in bianco e nero come mezzo di espressione oggettivo della realtà, perchè il colore fino ad allora era percepito come una falsità, un’aggiunta superflua alla documentazione dei fatti.
Per la New American Color Photography, un gruppo di artisti fra cui c’erano Stephen Shore, Joel Sternfeld, Joel Meyerowitz e Richard Misrach, non aveva più senso questa visione accademica e conservatrice della fotografia, in un mondo in cui televisione e pubblicità vivevano una grande crescita di immagine sature di colori.
Oltre ad essere un maestro del colore, Eggleston rompe con la composizione fotografica tradizionale, collocando gli oggetti al centro dell’inquadratura come fossero fotografie amatoriali. Ma si tratta di un’interpretazione personale in cui entrano in gioco diversi studi e influenze: ci sono linee geometriche, forme, luci e una scelta di colori che hanno un motivo ben preciso per essere lì dove sono.
Tra il 1973 ed il 1974, mentre insegnava ad Harvard, scopre il processo di stampa Dye-Transfer, di cui rimane colpito dalla saturazione dei colori e qualità degli inchiostri.
Si tratta di un sistema quasi scomparso sviluppato dalla Kodak in cui vengono manipolati i negativi attraverso filtri rosso, verde e blu, una tricromia con cui ottenere risultati esaltanti. Uno dei lavori più noti realizzati con questa tecnica si chiama “The Red Ceiling”, conosciuta anche come “Greenwood, Mississippi, 1973” ed Eggleston la considera una delle sue opere migliori.
Un esempio della concezione della fotografia di William Eggleston si può trovare nella sua opera “The Democratic Forest”: vi sono fotografie di oggetti diversi come vecchi pneumatici, distributori automatici di Coca Cola, condizionatori d’aria, parchimetri e palme, pali della luce, cartelli e segnali stradali, mentre lo spettatore, guidato dal titolo, si aspetterebbe di trovare immagini di alberi e corsi d’acqua, di quella che lui considera una foresta.
Eggleston considera questo lavoro come un progetto di grande importanza, si tratta di un viaggio che inizia con una fotografia di nuvole scattata nella Contea di Mayflower che termina con una notturna a Saint Louis.
L’eredità di Eggleston nell’arte è innegabile, può essere percepita consciamente o inconsciamente in migliaia di fotografie a colori che si possono trovare su Internet, nel campo fotografico ma anche in quello cinematografico per la perfezione nell’uso del colore di artisti — Martin Parr, Jeff Wall, Wim Wenders, tra gli altri — che si sono ispirati all’opera di uno dei fotografi più importanti dell’ultimo mezzo secolo.